GOD’S NOT DEAD

201493 minTutti  

Josh, una matricola universitaria, si trova fin dal suo primo giorno in aula di fronte a una sfida: il professore di filosofia Radisson, un ateo convinto, invita tutti gli studenti a scrivere e firmare la frase “Dio è morto”: in questo modo eviterà di perdere tempo, durante le sue lezioni, a trattare questa antica superstizione. Josh, che è un cristiano evangelico, si rifiuta di sottoscrivere questa dichiarazione; a questo punto il professore lo invita a esprimere le sue idee in brevi interventi durante le sue lezioni e saranno gli stessi studenti della classe a decidere se è valida la tesi del professore o quella di Josh. Se il ragazzo trova sostegno in un pastore che lo invita a dare testimonianza della sua fede, riceve piena ostilità dalla sua fidanzata che minaccia di lasciarlo se continuerà a perdere tempo con queste sciocchezze, invece di impegnarsi a prendere la laurea al più presto per potersi così sposare….

Una sfida che appare impossibile, fra un professore ateo e uno studente cristiano, mette a nudo la crescente ostilità verso chi manifesta la propria fede ma anche la forza d’animo di chi crede nel Signore. Un Christian Film un po’ enfatico ma pieno di energia


Valori Educativi



Un ragazzo ritiene suo dovere difendere la propria fede perché comprende che è importante darne testimonianza

Pubblico

Tutti

Giudizio Artistico



Il film ha un entusiasmo e un’energia che finiscono per attirare il pubblico e far dimenticare la grossolanità della sceneggiatura

Cast & Crew

Our Review

Questo Christian Film suscita sentimenti contrastanti. Sottolinea, attraverso i vari personaggi che compongono il film, la crescente indifferenza su tematiche che riguardano la fede e rende manifesta, senza reticenza, la crescente ostilità che si riscontra oggi nei confronti persone che credono in Dio.  Nel film ciò accade in ambienti universitari (per noi, che viviamo in Italia, resta ancora sconcertante il divieto che ha subito Benedetto XVI di parlare alla Sapienza), dove un professore di filosofia chiede il permesso agli studenti di non perdere tempo a parlare di queste superstizioni, residui del passato e avallare invece la frase di Nietzsche: “Dio è morto”. In una trama parallela un uomo, interessato solo a costruire la propria carriera, viene a sapere che la sua ragazza è affetta da un cancro incurabile: si tratta di una situazione non conciliabile con il luminoso futuro che si sta costruendo e non esita a lasciarla. Un ragazzo cinese, che frequenta un’università negli Stati Uniti, viene ostacolato da suo padre manager quando gli confida di essersi avvicinato alla fede cristiana. Sul fronte opposto, un padre mussulmano caccia di casa la figlia quando scopre che questa si sta interessando alla figura di Gesù. In questo groviglio di storie parallele, il film ha il difetto di presentare personaggi e ambienti in bianco e nero, o con fede ferma o profondamente ostili. La linea narrativa principale è costituita dallo scontro fra il professore di filosofia ateo e lo studente cristiano-evangelico. Dapprima titubante, accetta la sfida di difendere la sua fede davanti al professore e a tutta la classe perché un pastore evangelico (citando Matteo 10, 32) gli ha ricordato che "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, io pure lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli." Il film entra nei dettagli di questo confronto e alle teorie atee di Hawkings vengono contrapposti i versetti della Genesi sulla creazione. Stranamente a nessuno dei due contendenti viene in mente che non si può dimostrare con evidenza l’esistenza di Dio, così come non si può dimostrare il contrario. Un altro punto debole del film è il fatto che sembra limitarsi all’assioma che solo l’avvicinarsi della morte (nel film sono presenti malati di cancro, di Parkinson, feriti gravi per incidenti d’auto,..) sia in grado di far scaturire una conversione. Poco credibile se non pretestuoso, il racconto parallelo di due pastori alle prese con un’automobile che si ostina a non partire ma poi, grazie alla loro preghiera fatta con fede, si decide a mettesi in moto.

Nonostante tutti questi difetti, il film manifesta una insolita energia, rende manifesto un sincero entusiasmo per la fede, anche perché molti attori recitano se stessi (è il caso dei componenti del complesso christian rock:  Newboys e di Willie Roberston, un magnate americano che compare spesso alla televisione per parlare di fede).

E al di là delle molte e meritate critiche, conta molto anche il successo di pubblico: a metà 2014 il film aveva già incassato 64 miliardi di dollari a fronte di un budget di 2 miliardi. Le conclusioni sono chiare: c’è un grande bisogno di film che parlano di fede. Bisogna solo insistere per farne di migliori.

Il film è disponibile in DVD in lingua inglese

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale God's not Dead
Paese USA
Etichetta
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Users Reviews

  1. Otto mann

    Vidi questo film molti anni fa, quando ancora non avevo la maturità emotiva o il criticiso/cinismo che ho adesso. Essendo stato cristiano ed essendo ora ateo, ho riconosciuto molti aspetti di questo film come superficiali. Il film è chiaramente fatto da cattolici per i cattolici. Mette il credente nella posizione dell’oppreso, persone che sono senza macchia e che vengono sminuite per la loro fede continuamente. Questo non rappresenta la realtà. Penso che tutti i cattolici più devoti credono di essere “I buoni”. Nel film inoltre, vengono rappresentati gli atei (o altre religioni) come gli oppressori, persone egoiste, vili, senza morale che provano a scuotere la fede dei protagonisti perché lasciano il cammino di dio. Come ho detto è un film fatto da cattolici, quindi la loro propaganda (noi siamo i buoni scelti da dio e gli atei sono i cattivi che cercano di sminuire la fede) è ben visibile in ognuna delle storie del film. Non mi stupisce quel che vedo. È solo un altro film di propaganda cristiana che mette sul piedistallo i cattolici, tralasciando tutta la trama che si trascina indietro dove invece di aprire un vero dialogo e mettere a confronto le idee, rappresenta uno stereotipo dal punto di vista di un credente. Se penso che per il film, hanno assunto Kevin Sorbo e hanno speso tanti milioni, per poi ritrovarsi con un film sminuzzato, senza capo né coda, con scene che vorresti saltare perché troppo ridicole e imbarazzanti, penso che era meglio se questa idea restava nella testa di David White.

    9.0 rating

    Vidi questo film molti anni fa, quando ancora non avevo la maturità emotiva o il criticiso/cinismo che ho adesso. Essendo stato cristiano ed essendo ora ateo, ho riconosciuto molti aspetti di questo film come superficiali. Il film è chiaramente fatto da cattolici per i cattolici. Mette il credente nella posizione dell’oppreso, persone che sono senza macchia e che vengono sminuite per la loro fede continuamente. Questo non rappresenta la realtà. Penso che tutti i cattolici più devoti credono di essere “I buoni”. Nel film inoltre, vengono rappresentati gli atei (o altre religioni) come gli oppressori, persone egoiste, vili, senza morale che provano a scuotere la fede dei protagonisti perché lasciano il cammino di dio. Come ho detto è un film fatto da cattolici, quindi la loro propaganda (noi siamo i buoni scelti da dio e gli atei sono i cattivi che cercano di sminuire la fede) è ben visibile in ognuna delle storie del film. Non mi stupisce quel che vedo. È solo un altro film di propaganda cristiana che mette sul piedistallo i cattolici, tralasciando tutta la trama che si trascina indietro dove invece di aprire un vero dialogo e mettere a confronto le idee, rappresenta uno stereotipo dal punto di vista di un credente. Se penso che per il film, hanno assunto Kevin Sorbo e hanno speso tanti milioni, per poi ritrovarsi con un film sminuzzato, senza capo né coda, con scene che vorresti saltare perché troppo ridicole e imbarazzanti, penso che era meglio se questa idea restava nella testa di David White.

    • francoadmin

      Grazie Otto per aver stimolato la discussione. spero anche che qualche lettore voglia aggiungere un suo commento. Quanto tu dici è stato in gran parte condiviso nella recensione stessa. Cito alcune frasi prese dalla recensione: “Questo Christian Film suscita sentimenti contrastanti” “il film ha il difetto di presentare personaggi e ambienti in bianco e nero, o con fede ferma o profondamente ostili” “Stranamente a nessuno dei due contendenti viene in mente che non si può dimostrare con evidenza l’esistenza di Dio, così come non si può dimostrare il contrario” “Poco credibile se non pretestuoso, il racconto parallelo di due pastori alle prese con un’automobile…”. Si tratta di un Christian film dedicato ai cristiani . E’ ovvio. Però ritengo sempre valide le conclusioni: “E al di là delle molte e meritate critiche, conta molto anche il successo di pubblico: a metà 2014 il film aveva già incassato 64 miliardi di dollari a fronte di un budget di 2 miliardi. Le conclusioni sono chiare: c’è un grande bisogno di film che parlano di fede. Bisogna solo insistere per farne di migliori. Ancora grazie

      Grazie Otto per aver stimolato la discussione. spero anche che qualche lettore voglia aggiungere un suo commento. Quanto tu dici è stato in gran parte condiviso nella recensione stessa. Cito alcune frasi prese dalla recensione: “Questo Christian Film suscita sentimenti contrastanti” “il film ha il difetto di presentare personaggi e ambienti in bianco e nero, o con fede ferma o profondamente ostili” “Stranamente a nessuno dei due contendenti viene in mente che non si può dimostrare con evidenza l’esistenza di Dio, così come non si può dimostrare il contrario” “Poco credibile se non pretestuoso, il racconto parallelo di due pastori alle prese con un’automobile…”. Si tratta di un Christian film dedicato ai cristiani . E’ ovvio. Però ritengo sempre valide le conclusioni: “E al di là delle molte e meritate critiche, conta molto anche il successo di pubblico: a metà 2014 il film aveva già incassato 64 miliardi di dollari a fronte di un budget di 2 miliardi. Le conclusioni sono chiare: c’è un grande bisogno di film che parlano di fede. Bisogna solo insistere per farne di migliori. Ancora grazie

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